Rilfessioni di Carlo Mormando - Avvocato in Lecce
Lo sport non è solo una competizione, ma una straordinaria palestra di valori etici e morali. Praticare attività sportive sin da giovani rappresenta un’opportunità per crescere non solo fisicamente, ma anche come individui consapevoli e rispettosi. In un mondo sempre più competitivo, lo sport può fungere da bussola morale, aiutando i ragazzi a sviluppare un’etica solida e una visione positiva della vita.
I valori etici dello sport costituiscono una base solida per la formazione dei giovani. Attraverso la pratica sportiva, i ragazzi imparano lezioni di vita che li accompagneranno per sempre: la lealtà, il rispetto, la resilienza, la disciplina e l’inclusione. In un’epoca in cui le distrazioni digitali e la mancanza di socializzazione sono sempre più comuni, lo sport rappresenta un baluardo di crescita personale e collettiva.
Promuovere lo sport tra i giovani non significa solo migliorare la loro salute fisica, ma investire in una società futura più etica, collaborativa e armoniosa. Sport e valori sono due facce della stessa medaglia: insegnare ai ragazzi a praticarlo con passione e rispetto significa prepararli a diventare cittadini migliori.
Ma per massimizzare i benefici dello sport sia i genitori che le società/associazioni sportive sono chiamati ad agire come modelli di comportamento.
Il principio di affidamento rappresenta allora un tema centrale nel rapporto tra i genitori e le società sportive dove vengono iscritti i figli. Questo concetto si basa sulla fiducia reciproca: i genitori affidano i propri figli a una struttura che dovrebbe garantire non solo l’adeguato insegnamento tecnico-sportivo, ma anche la tutela della sicurezza fisica e morale dei giovani atleti. Parallelamente, le società sportive assumono la responsabilità di operare nel rispetto di standard etici e professionali, con un impegno volto al benessere globale dei ragazzi.
Può capitare, tuttavia, che una società o un'associazione sportiva non operino con competenza, attenzione e nel rispetto dei regolamenti.
Ad esempio, in tema di tesseramento il minore unitamente ai genitori hanno l’onere di sottoscriverne la richiesta, mentre la conservazione e trasmissione all’Ente affiliante sono a cura del sodalizio. Ebbene, se la società/associazione vìola le regole dettate in tema di tesseramento insieme a questa ne risponde anche l’ignaro atleta, anche se minore.
Ma prevedere che un minore possa essere ritenuto corresponsabile per omissioni di altri, come si può conciliare con i valori dello sport di cui si è detto prima e con lo stesso principio di affidamento tra genitori e sodalizi sportivi? Se l’importanza del rispetto delle regole dovrebbe essere trasmessa proprio dall’esempio fornito da società e associazioni sportive, come si può pensare che per i loro errori debbano essere incolpati anche i minori che ignari si sono fidati ed a loro sono stati affidati dalle famiglie?
È auspicabile, allora, che l’Ordinamento di settore preveda delle clausole che in ottica di tutela dei minori, tema di grande attualità nel mondo dello sport, ex ante prevedano l’impossibilità di sanzionare un minore per le violazioni commesse, tra l’altro in danno del minore stesso, dalle società o dalle associazioni.
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