Di Giancarlo Mascaro, Consulente del Lavoro, Presidente Federazione Italiana Taekwondo, Comitato Regione Calabria.
È oramai trascorso più di un mese dalla pubblicazione dell’atteso D.Lgs. n. 120 del 29 agosto 2023, che ha modificato in misura rilevante la disciplina sul lavoro in vigore dal 1° luglio scorso, dando il via alla riforma sullo sport.
La Riforma, regolata dal D.Lgs. n. 36/2021, pare semplicemente obbligare i sodalizi sportivi ad adeguare gli statuti e dare dignità ai lavoratori attraverso la tipizzazione dei contratti, prevedendo nel contempo agevolazioni tributarie e contributive.
In realtà, allargando lo sguardo al più articolato dettato normativo, offre degli interessanti spunti di riflessione in ordine agli effetti che ne derivano sulla realtà del mondo sportivo.
Se, infatti, era doveroso per il legislatore metter mano ad uno dei settori che genera economia e benessere nel Paese (sono 115 mila enti riconosciuti in cui operano circa 1 milione di collaboratori), occorre chiedersi quali saranno le ripercussioni sulle associazioni e società sportive presenti sul territorio.
Segnatamente, la questione riguarda l’impatto in termini di sostenibilità considerato che la maggioranza degli enti è di piccole dimensioni e l’80 per cento dei collaboratori che vi opera dichiara di percepire meno di 5.000 € l’anno.
Ebbene, lo scenario attuale vede i rappresentanti dei sodalizi impegnati a valutare il corretto inquadramento dei collaboratori, (ri)scoprire le responsabilità patrimoniali, anche personali, le normative che regolano gli statuti, con un occhio (anzi due) ai relativi costi gestionali.
Se infatti i numeri saranno confermati, il problema non riguarderà certamente l’adeguamento statutario in quanto rappresenta un una tantum con esenzione delle spese di registrazione, né la questione fiscale/contributiva.
Tuttavia, la faccenda diventa prettamente economica nel momento in cui sarà necessario il supporto di un consulente e di un collaboratore amministrativo per poter essere in regola con le normative applicabili ed avere una minima dotazione amministrativa.
È inevitabile, quindi, un incremento dei costi gestionali con relativo impatto sui contributi periodici sociali e aggravio nei bilanci familiari.
Ebbene, qualcuno quindi vuole uccidere lo sport dilettantistico? Certamente no.
Potremmo mai immaginare la fine delle Olimpiadi? Potremmo fare a meno dei valori umani e sociali, dei benefici psico-fisici che la pratica sportiva, le competizioni e la frequenza delle palestre trasmette ai ragazzi e ai più piccoli?
Il legislatore probabilmente ha già risposto a questi interrogativi: cessare le attività degli enti sportivi no, riformare la loro organizzazione sì.
Di straordinaria importanza, è d’obbligo ricordare da pochi giorni l’aggiunta all’articolo 33 della Costituzione, con cui "La Repubblica riconosce il valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell'attività sportiva in tutte le sue forme".
Premesso ciò, sono molteplici i bandi finanziati dal Dipartimento dello Sport con contributi a fondo perduto a favore dei sodalizi, per lo sviluppo di progetti finalizzati alla promozione dello sport per tutte le fasce d’età, all’inclusione sociale, alla rivalutazione delle aree periferiche.
Al fine di agevolare l’imprenditoria nel mondo sportivo, la riforma prevede, inoltre, la possibilità di distribuzione degli utili per le Società Sportive Dilettantistiche, mentre restano confermate tutte le misure di carattere fiscale a favore dell’autofinanziamento dei sodalizi sportivi; quali la non imponibilità dei corrispettivi specifici, dei contributi di soci, tesserati e frequentatori, destinazione del 5x1000 Irpef a favore dell’ente, credito d’imposta a favore di chi sostiene lo sport, detrazione delle spese per la frequenza dei sodalizi sportivi, deduzione per le erogazioni liberali, nonché la possibilità di optare per il regime fiscale agevolato di cui alla legge 398/91 con notevole risparmio su Iva ed Ires per le operazioni di natura commerciale accessorie all’attività sportiva.
Trascorso, quindi, un primo periodo di assestamento (in attesa di ulteriori circolari informative) i sodalizi sportivi, soprattutto le piccole ASD dovranno valutare al meglio come organizzare la gestione delle attività.
Saranno infatti costrette a fronteggiare da un lato l’aggravio dei costi fissi, mentre dall’altro avranno la possibilità di ottimizzare le risorse ed incrementare i tesserati attraverso gli strumenti messi a disposizione delle istituzioni.
In buona sostanza, occorrerà strutturarsi e accrescere le competenze professionali!
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